Riconiugare, ricomporre, rivalutare
Dustmuseum.org è il titolo sotto cui dal 1970 ho raccolto, selezionato e assemblato scarti destinati all’oblio. Gli oggetti presentati in questo sito sono la parte emergente di una collezione organizzata, curata, conservata e sistematicamente catalogata.
Gli oggetti costruiti con contributi occasionali, assemblati con fragili legature di mollica, cera d’api, sottili fili di rame, colla sono protetti da campane, vasi, teche, ampolle.
Le immagini che li riproducono, normalmente esposte a bandiera ne propongono il recto, il verso, il positivo, il negativo costringendo chi guarda ad un movimento di ricomposizione di un metaforico parallasse.
All’inizio del racconto c’è una stanza in penombra, immersa nei profumi del Mediterraneo, in cui la gibigiana del sole, in un pomeriggio d’estate, mette in luce il turbinare di milioni di radi granelli di polvere.
In quell'atmosfera solatia c'è il lavoro dei contadini intenti a seminare, attendere, raccogliere, accudire, far pagliai, costruire e manutenere attrezzi, impastare ora terra ora farina, riparare con abili legature un grande otre spaccato.
Quando vedo un oggetto istintivamente ne analizzo le forme, i materiali, le modalità di costruzione e ne immagino varianti e relazioni. Il nowhere, le wasteland e gli object trouvé stimolano la mia attenzione, la curiosità, il desiderio di leggere tra le rughe usi, vite e storie.
Rivitalizzare, riconiugare, ricomporre, rivalutare gli oggetti abbandonati che trovo sulla mia strada ha una irresistibile attrazione.
Sin dagli inizi questo lavorio ha assunto ingombranti dimensioni e, ironicamente, ho chiamato “Dustmuseum” il magazzino, gli scaffali, gli scatoloni che andavo accumulando.
“Dustmuseum since 1970” museo della polvere ma anche qualcosa di meccanico e vorace affine all’aspirapolvere (dustmachine).
“1970” è la data di inizio certificata da una immagine pubblicata nel 1970 da Bolaffi sul suo annuario di fotografia: l’immagine ritrae la portiera rossa del mio furgone Bedford con la scritta “dustmuseum: raccolta, selezione, diffusione rifiuti”.
Quasi tutti gli oggetti sono fragili per equilibrio e deperibilità, necessitano di protezione, e la fotografia, tra milioni di possibili rappresentazioni: ombre, radiografie, filmati, disegni, li stabilizza, li conserva e traghetta in una nuova dimensione ideale bipolare, davanti e dietro, positivo e negativo che richiede una ricomposizione da parte dello spettatore.
La raccolta, collezione (?) è intesa come un insieme di frammenti, schegge, semi, avvolti in un bacello, nella pelle di una stessa crisalide o in una nebbia primordiale, come elementi di uno stesso corpo, pulviscolo in uno stesso raggio di sole. vedi Il Lunapark